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al testo di Annamaria Pambianchi
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Nella notte ampia e chiara a te mi raccomando fior di maggiociondolo. Entra piccolo ramo guardingo e portami fiori a grappolo. Entra e raggiungimi nel sonno nelle contrade dell’altro mondo.
Tu mi conosci bene. C’eri quando a sbalzi crescevo e ci sei ora che invecchio. Sei l’unico che mai con me ha mancato un appuntamento. Ti guardo, tronco annoso. Il tempo ha scurito il legno ma non l’indole tua cortese. Ora mi chiedo come hai potuto vivere di niente. Sei rimasto a guardia di questo umile luogo in faccia all’appennino ventilato babbo adottivo di pettirossi d’allodole e usignoli poeti laureati in arrangiamento. Io in giro nel mondo grande e poco cercando forse il giusto e il vero, torno rotta dal duro scontro ad abbracciarti il fusto.
Non alla rosa dell’orto defunto sei tornata, quasi in pianto, ma all’oro del mio fiore esploso. Che cosa chiedi e speri se il mondo che tu invochi sta lontano una stella e la ragion di stato e di mercato come un locomotore lanciato a tutta forza in polvere ti ha conciato?
O albero fiorito di coraggio fiaccola d’una notte stupefatta anima d’una senzapatria isola nel mar della lontananza fune di provvisorio salvataggio al tuo fiore scriverò svicolando svelta tra un sì e un no.
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